giovedì 10 novembre 2011

REGOLAMENTO 2012: PIA ILLUSIONE (?)

FIT, se ci sei batti un colpo. Se il popolo dei racchettoni potesse riunirsi in una seduta spiritica, sarebbe senz’altro questa l’esortazione che si leverebbe nell’aria, come un disperato mantra volto alla salvezza del BT…… Dopo gli “effetti speciali” che hanno caratterizzato la storia recente, ovvero un 2011 punteggiato da ordini e contrordini, da comunicati al limite della umana comprensione e da improvvidi quanto sterili esercizi di traduzione inglese-italiano, è davvero giunta l’ora che, infine, FIT inizi a fare il suo mestiere di Federazione Sportiva, alla quale tocca il compito (wikipedia alla mano…) di organizzare e disciplinare lo svolgimento dell’attività. In modo da dare stabilità ad un movimento sportivo giovane ed in continua evoluzione, e rendere fertile il terreno del suo sviluppo nel medio e lungo periodo.
Innanzitutto risolvendo in maniera convincente e definitiva la questione regolamentare: la situazione attuale difficilmente potrà essere ri-proposta ai nastri di partenza della prossima stagione, senza il rischio di una pericolosa involuzione dell’intero sistema, conseguenza del progressivo disamoramento di una base profonda le cui aspettative sono state troppe volte deluse, talvolta addirittura mortificate.
Considerando che la sessione indoor è già iniziata, con mille e un dubbio in più, occorre quindi, oltre che far bene, dover fare anche presto, mettendo mano ad una riforma profonda e complessiva del REGOLAMENTO BEACH TENNIS, il cui movimento, in questo fine 2011, sembra esso stesso indeciso se restare Peter Pan (un bel gioco da spiaggia) o diventare adulto (uno sport serio).
Con regole serie e soprattutto gestito da una struttura federale adatta allo scopo.
Invece, eccoci qua: proposte tante, idee forse di più, ma lentamente la discussione sta scemando, non foss’altro per l’imbarazzante silenzio proveniente dalla stanza dei bottoni, dove nulla pare muoversi. Viene perfino l’atroce sospetto che, in realtà, la stanza dei bottoni non esista o che ai comandi non vi sia nessuno, in una sorta di Truman Show alla rovescia.
La dicitura “sezione in allestimento”,  da tempo allegramente esposta nella sezione “classifiche del circuito” del sito web FIT, non fa che rafforzare l’inquietante interrogativo, oltre a candidarsi in automatico per il David, sezione (tragi) commedia all’italiana……..Per non parlare dell’organizzazione dei recenti Campionati Italiani a squadre, ennesimo pasticciaccio sul quale forse è meglio stendere un velo, anche perché meriterebbe un intero capitolo a parte.
Ma veniamo alle principali note dolenti a livello regolamentare (e dintorni).
Innanzitutto è da notarsi un forte squilibrio tra le 4 paginette del Regolamento BT di fronte alla Treccani del Regolamento Tennis: ci credo che si debba ogni tre per due ricorrere alle carte federali FIT, con tutte le problematiche che questo comporta……C’è bisogno di lavoro, sia in qualità che in quantità, per riequilibrare un minimo questo scompenso che è all’origine di tutti i mali.
Partiamo dal presupposto fondamentale che il BT è autoarbitrato. Su 100 matches di BT, infatti, quanti sono quelli che possono permettersi il “lusso” di un arbitro? Uno, forse due. E oltretutto, quando si parla di arbitri, nella maggior parte dei casi ci si riferisce non a personale FIT, adeguatamente formato ed inquadrato, ma a “volontari” che, bontà loro, accettano un incarico davvero scomodo, tanto più in presenza di codesto regolamento. Non sempre, come mi è capitato personalmente all’ITF di Viareggio-Torre del Lago del luglio di quest’anno, si ha la fortuna sfacciata di avere nelle vicinanze un personaggio di indubbia competenza e carisma, capace di riscuotere a priori l’incondizionata fiducia dei giocatori. Non ne faccio il nome, ma è il padre di un top player, e ancora lo ringrazio: quando il Giudice Arbitro (altro personaggio estremamente competente) mi propose di arbitrare non ricordo quale semifinale, mi vennero i sudori freddi…E c’erano tipo 36-37 gradi…….
Dunque, qualsiasi nuova norma deve necessariamente tener conto di questa circostanza, anche a costo di prendere decisioni “sorprendenti”.
Come, per esempio, nel caso dell’annoso problema dell’invasione del ribattitore, in occasione del servizio del battitore, o “muro” che dir si voglia, causa di non poche discussioni nell’arco della stagione appena trascorsa.
Sembra che la direzione intrapresa sia quella di creare una specie di “zona cuscinetto”, all’interno della quale è inibita l’azione del ribattitore. Potrebbe essere una buona idea, al di là di doverne rintracciare la giusta ampiezza: 1 metro, 1,5 metri, 2 metri? E con quale indicazione: con una “tacca” sulle linee laterali? Vediamo che succede.
Altri rumors raccontano che forse vedremo cadere pure il tabù dell’altezza rete, con quel m. 1,70 da alzare (m. 1,80?) nelle competizioni maschili e/o abbassare (m. 1,60?) in quelle femminili/under; addirittura potrebbe essere in discussione una rivisitazione dell’ampiezza del campo di gioco (femminile/under), in questo caso un’eventuale riduzione delle dimensioni (m. 7x7?).
Ergonomicamente parlando, che se ne parli è quasi d’obbligo: basti il solo pensare alla diversità fisiologica e tecnica tra i due mondi, nel caso del BT quasi due sport differenti.
Per quanto attiene alla diversa durata degli incontri, legata alla differenziazione tra attività agonistica e non agonistica, c’è il rischio concreto che la norma possa essere mantenuta inalterata anche in presenza di un nuovo regolamento, e, nelle gare non agonistiche, si debba seguitare a disputare incontri a set  unico a 6 giochi (nel caso di partita “corta”, generalmente adottata per la fase a gironi) oppure con i set a 4 giochi (nel caso di partita lunga, con la quale di solito viene espletato il tabellone finale). Se da una parte possono essere comprensibili certe dinamiche “legali” alla base di un eventuale mantenimento della norma, dall’altra non è  possibile non tener conto di quanto la base sta invocando a gran voce fin da subito, ovvero che, molto semplicemente, il match con i set a 4 games non è stato affatto digerito. Compromesso “storico”? Che, al minimo, ci possa essere facoltà di scelta nella durata della partita “lunga”, ovvero l’alternativa tra l’incontro con i set a 4 giochi e l’incontro con il set unico a 9 giochi: oltretutto, basta far 2 conti per capire che non si tratta di voler allungare per forza gli incontri, visto che l’incontro con i set a 4 giochi è potenzialmente più lungo di un incontro con set unico a 9 giochi, bensì di un fatto di pura logica beachtennistica.
Altro capitolo di eventuale discussione è rappresentato dalle modalità usate per la determinazione della forza coppia, dato fondamentale sia per la formazione dei gironi che per la compilazione dei tabelloni.
 Fino ad oggi, il meccanismo utilizzato (che ha comunque una sua logica) non è privo di circostanze discutibili: in pratica, privilegiando l’importanza della categoria del giocatore più forte, succede che la coppia formata dal top player del caso (cat. 1) e da un absolute beginners (4NC), abbia maggiore importanza di una coppia formata da due agguerritissimi 2.1………..
Al di là di discutere se questo fatto possa alterare o meno, e in che modo, la vattelapesca competizione, c’è un rimedio semplice semplice: il diverso meccanismo adottato nel regolamento delle competizioni internazionali, ove, sommando i punteggi dei 2 componenti, si ha l’effettivo peso della coppia.
E si  potrebbe continuare (quasi) all’infinito: ordine e facoltà di posizionamento dei giocatori, modalità del servizio, net in battuta e tanti altri aspetti che avrebbero bisogno di un “tagliando”.
Quel “tavolo”, in precedenza invocato su queste pagine, avrebbe sicuramente molto da lavorare.
Non che, del resto, sia sufficiente la risoluzione della questione regolamentare, a garantire un radioso futuro al BT: come anche in ben più grandi ambiti, c’è bisogno di riforme innanzitutto strutturali.
A cominciare dal COMITATO BEACH TENNIS: l’organo di governo del BT deve essere messo in grado di operare in maniera sistematica e professionale, ovvero deve essere dotato degli strumenti giuridici e dei mezzi strutturali ed economici necessari allo svolgimento di quel compito istituzionale fino ad ora, suo malgrado, largamente disatteso.  
Inoltre, come qualsiasi organo di governo, prima ancora che competente, deve innanzitutto essere credibile: non può essere tale un organismo che, di fatto, essendo i suoi componenti nominati direttamente e completamente dai vertici FIT, non è neanche in minima parte espressione democraticamente eletta della base del movimento beachtennistico.
Se poi potesse pure avvenire il miracolo dell’eliminazione di cariche sovrapposte, interessi più o meno trasversali, clan e sottoclan che cercano sistematicamente di mettersi il bastone tra le ruote, chissà che un giorno il BT non diventi davvero una cosa normale.

IL DUCA

martedì 8 novembre 2011

REGOLAMENTO 2011: POLLICE VERSO

Così non va. Un vero e proprio urlo di unanime disapprovazione si alza dai campi in direzione Roma, anche se la sensazione è purtroppo quella che il danno sia ormai fatto. E’ inutile nascondere la questione dietro al proverbiale dito: il regolamento BT 2011, del quale, com’era fisiologico che fosse, la stragrande maggioranza dei beachers “ di base” si è resa conto solo disputando i tornei di questo primo scorcio di stagione, presenta diverse situazioni di notevole criticità.
L’aspetto sicuramente più clamoroso riguarda il limite degli incontri nei tornei non agonistici, ovvero le indigeribili, impresentabili ed ingiocabili partite con i set a 4 games.
A tal proposito, è utile ricordare che la differenziazione tra torneo non agonistico e torneo agonistico, non è basata, come la definizione in senso assoluto potrebbe far pensare, alla presenza o meno di agonismo, bensì sulla circostanza che vi sia o meno un montepremi in denaro. Questo per introdurre il concetto secondo il quale l’agonismo, di fatto, è presente in entrambe le tipologie di gara, e che l’agonismo, a qualsiasi livello, richiede un proprio e immodificabile “status”: nel caso delle competizioni beachtennistiche, la misura fisiologica di un incontro degno di tale nome è corrispondente al set unico a 9 games o al meglio dei 3 set a 6 games (con il long tiebreak a 10 punti al posto del 3° set). Punto e basta.
Ogni situazione diversa altera in maniera pesante la natura del gioco: se si può arrivare a capire il set unico a 6 games nelle qualificazioni (che già non è il massimo della vita, ma d’altra parte ci sono altre livelle quali tempo e campi a disposizione), giocarsi il passaggio di turno del tabellone con i set a 4 games è letteralmente impensabile. E la dimostrazione pratica di quanto poco gradimento tale tipologia di incontro raccolga nei beachers, è che nessuno, nella pratica quotidiana di allenamento, sembra allinearvisi: molto semplicemente perchè non è affatto divertente.
Al punto che è difficile arrivare a comprendere quali siano state le motivazioni a monte di tale provvedimento normativo; in ogni caso, il risultato sul campo è disastroso: incontri accorciati in maniera pesantissima, livello di gioco seriamente livellato verso il basso, disincentivazione alla trasferta, gradimento generale ai minimi storici.
D’altro canto, l’empasse sarebbe facilmente superabile, visto che non sta scritto da nessuna parte  che non si possano dotare di montepremi in denaro (magari di lieve entità) anche tornei tipo DMX e OVER 40, se non addirittura i DM limitati: così facendo, però, sarebbe automaticamente esclusa la fascia dei tesserati non agonisti, e questo non può coincidere con l’interesse generale.
Altro aspetto che certo non ha suscitato giudizi positivi è la metodologia di collocamento delle coppie nel tabellone finale, non più basato esclusivamente sul risultato conseguito nella fase di qualificazione, bensì in conseguenza della forza coppia.
Di fatto, ove vi siano gironi che qualificano 2 coppie, non ha più nessuna importanza arrivare primi invece che secondi nel proprio girone: l’antimateria dello spirito sportivo, che impone a tutti, sempre e comunque, di andare in campo e cercare la vittoria con tutte le proprie forze. Conseguenze: nel migliore dei casi viene in parte svuotata di interesse tecnico-agonistico la fase di qualificazione, nel peggiore si offre più che mai il fianco ai peggiori calcoli o biscottini che dir si voglia. Inoltre, così facendo è palese che le coppie più forti (leggi teste di serie) siano avvantaggiate non più una sola volta (com’è giusto che sia, nella formazione dei gironi) ma anche una seconda, cioè nella posizione di partenza nel tabellone finale. Qual è la logica di merito sportivo alla base del ragionamento secondo il quale, per esempio, alla testa di serie n° tot non frega niente di vincere il proprio girone o arrivare 2ª, tanto poi nel tabellone rimane sempre la testa di serie n° tot?
Infine, è difficilmente condivisibile anche la nuova modalità di qualificazione dai gironi. La norma attuale prevede infatti che dai gironi (che di fatto o sono da 3 coppie o sono da 4 coppie) si possano qualificare o 1 coppia, o 2 coppie, o 2 coppie dai gironi a 4 e 1 coppia dai gironi a 3, con la conseguente eliminazione della possibilità di qualificare un numero ad hoc di migliori seconde qualificate. Vi faccio un esempio banale: torneo a 20 coppie. Sembra logico formare 5 gironi da 4 coppie e, avendo bisogno di qualificare 8 coppie per formare un tabellone che parta dai quarti, far passare il turno alle coppie prime classificate di ogni girone con il “ripescaggio” delle migliori 3 seconde classificate. Troppo semplice. Volendo mantenere i gironi con egual numero di coppie (cioè sempre 5 gironi da 4 coppie) possono essere qualificate o 5 coppie, o 10 coppie: nel primo caso devono essere assegnati 3 bye, impoverendo indecorosamente il tabellone finale, nel secondo caso deve essere predisposto un turno preliminare per eliminare 2 coppie, con il conseguente allungamento dei tempi di svolgimento e con la bizzarria rappresentata dal fatto che una coppia, pur vincendo il proprio girone, possa anche non essere inserita nel tabellone finale, qualora si “inceppi” nel turno preliminare.
In quel torneo d’esempio, per qualificare il numero esatto delle coppie (8) si deve ricorrere ad una bizzarra articolazione dei gironi: 4 gironi da 3 coppie (dai quali si qualificano le prime classificate) e 2 gironi da 4 coppie dai quali si qualificano la 1ª e la 2ª classificata. Se avete fatto un piccolo sforzo per seguire il ragionamento proposto, avrete senz’altro capito la singolarità della nuova norma.
L’auspicio è dunque che lassù ai piani alti si ponga rimedio, e velocemente, ad una situazione che potrebbe costituire i prodromi di un pericoloso ritorno al passato.
Non è per vedere applicato codesto assurdo regolamento che il beach tennis si è riunito sotto la guida di mamma F.I.T.

IL DUCA

NUOVO REGOLAMENTO 2011: UN ALTRO ANNO ZERO.

Le nuove disposizioni federali, così come contenute nella Circolare di fine anno, sono destinate ad introdurre una serie di cambiamenti notevoli, se non epocali, nel piccolo grande mondo del beach tennis.
Innanzitutto sono state profondamente riviste le classifiche federali: a questo proposito basti considerare che la Categoria 1 sarà formata da 10 giocatori e la Categoria 2.1 da 15 giocatori (rispettivamente circa 60 e 120 nel 2010). Una specie di rivoluzione copernicana, che prepara il terreno all’ingresso delle prime forme di professionismo o semi-professionismo.
Ma la novità più importante è indubbiamente rappresentata dalla netta differenziazione che, in seno alla F.I.T., si è voluto operare tra pratica AGONISTICA e NON AGONISTICA del nostro amato sport: un’evoluzione che appare inevitabile e che sancisce in modo definitivo il passaggio tra passatempo estivo e pratica sportiva propriamente detta.
Il singolo tesserato viene quindi sollecitato ad operare una sorta di “scelta di campo”, relativamente alle proprie capacità ed ambizioni tecniche: da una parte vi saranno i top players ed i giocatori comunque di alto livello, assimilabili, secondo la nuova classificazione, in linea di massima alla Categoria 1 e ad una parte della Categoria 2, i quali frequenteranno prevalentemente i tornei più prestigiosi, ovvero dotati di montepremi in denaro, dall’altra tutto il resto del movimento, dai giocatori di medio livello agli absolute beginners, presumibilmente di scena con maggiore frequenza nei tornei minori o limitati che dir si voglia.
D’altra parte, era altresì giunto il momento di completare il processo di uniformazione con le altre discipline sportive anche per quanto riguarda l’aspetto sanitario ed assicurativo: nella stagione 2011, infatti, coloro che intenderanno prender parte ad un evento dotato di montepremi in denaro, dovranno obbligatoriamente aver a monte conseguito l’attestazione di idoneità all’attività sportiva agonistica, mediante visita medico-sportiva. Se la circostanza interessa solo minimamente i top players, i giocatori appartenenti alla “base” del movimento saranno indotti a porsi domande “esistenziali”, sul loro futuro modo di approcciarsi al beach tennis. Sicuramente l’opzione AGONISTICA merita una riflessione ben più ponderata di quanto il giocatore medio non sia abituato a fare: in altre parole, il denaro e il tempo che devono essere spesi per ottenere la tessera AGONISTICA devono in qualche modo valerne la pena, sia per numero di partecipazioni ai tornei “importanti”, sia per legittime ambizioni di conseguirvi un risultato positivo.
In ogni caso dovremo abituarci a fenomeni nuovi, e cominciare a pensare al beach tennis non più come ad una passione stagionale, bensì come ad uno sport esattamente come tutti gli altri, in primis il fratello maggiore tennis, dove esiste una elite di professionisti “che ce campa” e poi via via tutti gli altri, più o meno bravi.
Agonismo o non agonismo si tradurrà inoltre nella differenza di durata degli incontri, inalterata nelle manifestazioni con montepremi in denaro, ed invece sensibilmente ridotta nei tornei con montepremi in materiale tecnico: evidentemente ai piani alti si è ritenuto che al non agonista debbano essere risparmiate sollecitazioni fisiche particolarmente notevoli e prolungate, ovvero potenzialmente rischiose per un atleta che per scendere in campo non si è sottoposto ad un vero e proprio controllo medico, ma solo sulla scorta del semplice certificato del medico curante; inoltre, per i tornei con montepremi in denaro, assisteremo alla “nascita” della figura del Giudice Arbitro, per il quale, inizialmente, non si potrà che attingere all’apposito settore federale. Per quanto riguarda questo aspetto, la F.I.T. dovrà provvedere quanto prima a formare personale specifico, che sia o meno di derivazione tennistica, mentre per i Circoli organizzatori è senz’altro auspicabile una fattiva e precoce opera di “avvicinamento” con le Delegazioni Provinciali della F.I.T., che saranno chiamate a fornire i Giudici stessi, in modo da non trovarsi impreparati nelle immediatezze di un evento magari particolarmente importante: non è infatti pensabile, pena il non corretto funzionamento dell’evento, che un Giudice Arbitro di Tennis venga catapultato all’improvviso in un mondo a lui perfettamente sconosciuto o poco conosciuto nel migliore dei casi, vuoi per una mera questione di conoscenza tecnica, vuoi per una questione attinente all’aspetto “disciplinare”.
Ma i cambiamenti che ci aspettano nella stagione 2011 non finiscono qua. Per esempio, sparisce il concetto del punteggio ottenuto nella classifica dell’anno precedente quale discriminante in caso di parità di forza coppia: in tal caso, nella determinazione delle teste di serie, si dovrà sempre procedere ad un sorteggio.
Inoltre, scompare il fattore di decurtazione che fino alla scorsa stagione ha caratterizzato l’attribuzione dei punteggi nei tornei OVER 40, DOPPIO MISTO e UNDER, nonché passa ad € 1.000 il montepremi in denaro necessario per raggiungere la stessa valorizzazione per la quale, nella stagione scorsa, erano sufficienti € 500.
Comunque sia, non vediamo l’ora.


IL DUCA

IL FUTURO DEL BEACH

Chi vivrà, vedrà…Sarà infatti solo al termine della stagione, quando il campo avrà emesso il suo incontrovertibile verdetto, che potrà essere operata un’analisi obiettiva sugli effetti delle nuove norme federali.
Ma al di la di quelli che saranno i risultati, è semmai opportuno cercare di capire meglio l’assetto “politico”, lo scenario nel quale si inserisce questa ultima, piccola grande rivoluzione, e magari cercare di capire quello che ci aspetta nel futuro prossimo.
Innanzitutto, una riflessione: il beach tennis è uno sport che ancora fatica ad essere considerato tale nella piena accezione del termine, laddove la massa dei praticanti, e il relativo movimento commerciale, esprime numeri ancora insufficienti per suscitare l’interesse delle major sportive, delle quali nessuna, infatti, si è ancora affacciata sul mercato, caratterizzato finora dalla presenza di alcuni brand “di settore”. Inutile precisare quali siano.
Siamo ancora, in fondo, allo scalino appena superiore al brodo primordiale: è quindi fisiologico che il movimento, prima di assestarsi, sia soggetto ad un processo evolutivo più rapido rispetto a quanto non succeda per altre discipline più tradizionali e radicate, tale comunque da richiedere ai praticanti un notevole spirito di adattamento. Parafrasando il titolo di un famoso lungometraggio, il beach tennis “non è uno sport per vecchi”.
Del resto, il 2010 è stato solo il primo anno in cui la F.I.T. ha riunito sotto di sé tutto il movimento beachtennistico, e pare davvero ingeneroso pretendere che sia già tutto a posto, perfetto e codificato.
Ma vi sono comunque aspetti per i quali è legittimo esprimere una minima preoccupazione.
In primo luogo, l’effettivo peso del beach tennis all’interno della F.I.T., in altre parole se e quanto “contiamo”. L’auspicio di tutti noi è che il beach tennis sia F.I.T. non perché questo è semplicemente il migliore dei mondi possibili, bensì perché questa appartenenza sia propedeutica alla crescita ed all’affermazione della disciplina. Sotto questo aspetto, c’è da chiedersi quali risorse economiche ed umane, e quali competenze siano destinate al beach tennis, e soprattutto se lo siano in misura adeguata, e c’è da augurarci che la Federazione sappia dare risposte veloci, concrete e rassicuranti.
Inoltre, è diffusa la sensazione che la F.I.T. stia operando una uniformazione del beach al tennis: ora, se questo è senz’altro auspicabile dal punto di vista della comunicazione tra centro e periferia, non lo è altrettanto a livello strutturale e regolamentare. Il beach tennis è diversissimo dal tennis: sono addirittura contrapposti gli ambiti, i comportamenti, la provenienza. Quando, ad esempio, si opera una classificazione degli atleti, o quanto si dispone una qualsiasi logistica, lo si deve fare in considerazione della peculiarità del beach, e non utilizzando la stessa filiera di ragionamento ed utilizzando gli stessi attori. Una volta avuta la bicicletta, sarà bene iniziare a pedalare: norme chiare, personale ed uffici esclusivamente dedicati al beach, e tesserati a cui brillano gli occhi per quanto sia efficiente la Federazione.
In questo AGB dovrà/potrà apportare un contributo importante: i segnali sono incoraggianti, ma si può fare di meglio. A cominciare dall’aspetto regolamentare: continuare a fare riferimento ai Regolamenti Federali del Tennis, in particolare al Regolamento Organico ed al Regolamento Tecnico Sportivo, vuol dire generare più dubbi di quanti non se ne risolvano, anche solo considerando il fatto che il tennis è uno sport essenzialmente individuale, al contrario del beach. A mero titolo di esempio, qualcuno potrebbe aver visto ciò che dispone l’art. 61, comma 2 del RTS (“il tesserato non agonista non può svolgere alcuna attività agonistica ed il tesserato agonista non può svolgere alcuna attività non agonistica”), e potrebbe cominciare a chiedersi se davvero non ci saranno problemi, in tal senso.
Infine, altra questione di non secondaria importanza, le regole di gioco sono praticamente immutate dalla prima codifica di bellettiniana memoria: potrebbe essere arrivato il momento di apportare qualche piccolo ritocco, senza aver paura di dover affrontare “l’inquisizione” degli organismi preposti. Spontaneo il pensiero per le modalità di battuta, con annesso net o muro vincente, complessivamente causa del 98% delle discussioni, così facili quando si è nel regime dell’autoarbitraggio.
Comunque sia, che se ne parli, magari salta fuori qualcosa di buono.




IL DUCA

REGOLAMENTO 2011 - LUCI ED OMBRE

Le novità introdotte mediante il nuovo regolamento 2011 non si esauriscono alla sola questione della tessera agonistica, seppur importantissima, ma riguardano anche altri aspetti, di non trascurabile importanza.
Infatti, se da una parte l’introduzione dell’agonismo (con conseguente visita medica e quindi maggiore tutela sanitaria) è senz’altro da accogliersi come circostanza ampiamente positiva, altrettanto non si può dire di altre disposizioni contenute nelle nuove norme federali.
Ad esempio, vedi Art. 16 – Limite degli incontri e punteggio: non cambia niente per i tornei agonistici, cambia molto per i tornei non agonistici. Viene infatti introdotta una norma che limita, in maniera assolutamente non irrilevante, la durata degli incontri dei tornei dove si vince il chinotto: o un set unico a 6 giochi (con eventuale tie-break a 7 punti sul punteggio di 5 giochi pari) o 2 set a 4 (!!) giochi (sul 3 pari gioco decisivo senza tie-break), con eventuale terzo set costituito da un tie-break a 7 punti. Non è prevista la possibilità di disputare incontri con set unico a 9 giochi.
Pur capendo la nobile intenzione di preservare la salute dei giocatori, accorciando come minimo del 30% la durata degli incontri, credo che la circostanza sia destinata a non incontrare il gradimento dei più. Mi sbaglierò, ma personalmente ritengo che questa disposizione finisca per snaturare l’essenza, la struttura genetica di un incontro di beach il quale, per essere bello, deve anche poter contenere una sua storia, momenti, rimonte…..Il set a 4 giochi ricorda dannatamente il mini-torneino che il professore di educazione fisica delle medie organizzava nell’ora a sua disposizione, dal quale uscivano si, tutti coinvolti, ma nessuno contento e soddisfatto. Troppo rapido e troppo diverso da quello che ci tiene incollati al campo a “giornate sane”. Provvedimento incongruo e inaspettato: alzi la mano chi ne ravvisava la necessità.
Inoltre, vedi Appendice I – art. 2 – Punteggi, fatemi capire: vincono ROSATONE-DE FILIPPI in finale su PETRINI-LUDOVICI, rispettivamente vittoriosi in semifinale contro MAZZARONE-CAPONE e STRANO-CORZANI, ed ai punti di tale torneo viene applicato un coefficiente riduttivo, e addirittura di 0,8? E, al contempo, vengono eliminati i coefficienti riduttivi dell’OVER 40, del Doppio Misto e dell’UNDER, che sotto questo aspetto vengono di fatto equiparati ai tornei OPEN? C’è qualcosa che non quadra. Anche nel resto delle limitazioni per categorie: appare eccessivamente punitivo lo 0,6 assegnato ai 3.1, e, a cascata, tutto il resto. La frammentazione delle categorie, operata a partire da gennaio, avrebbe potuto essere tradotta più linearmente, in termini di coefficienti riduttivi per limitazioni di categorie: con quello che vuol dire essere 2.1 e anche 2.2. nel 2011, al loro posto avremmo detto (giusto per dare i numeri) 0,95 per 2.1 e 2.2, 0,9 per 2.3 e 2.4, 0,8 per 3.1 e 3.2, 0,65 per 3.3. e 3.4, 0,45 per 4.1, 0,40 per 4.NC. O qualcosa del genere.
Le teste di serie (Appendice II)……Altro argomento “spinoso”. Omettendo ogni giudizio sui concetti che stanno alla base dell’identificazione della “forza coppia”, in quanto ciò non costituisce variazione rispetto alla passata stagione (anche se continua a gridare vendetta il fatto che la coppia formata dal meglio di tutti e dal nonno del meglio di tutti prevalga su CARLI-CAPPELLETTI), è opportuno porre attenzione alla norma che stabilisce il sorteggio come unica discriminante in caso di parità di forza coppia.
Attenzione: pericolo. Il sorteggio, per sua stessa essenza e definizione, è la migliore e anche la più divertente delle soluzioni solo ed esclusivamente nel caso che possa avvenire pubblicamente. Nel caso di un normo-torneo, ove si chiudono le iscrizioni in modo da dare pubblicazione dei tabelloni diciamo la sera prima dell’inizio, questo non sarà materialmente possibile. Le conseguenze magari non saranno terrificanti, e non è mio intento quello di operare un ragionamento basato sulla regola del sospetto, ma in questo modo viene collocata nelle mani degli organizzatori una “responsabilità” che loro stessi sono i primi a non volere. La domanda che sorge spontanea riguarda l’eliminazione del punteggio ottenuto nella classifica di fine anno quale discriminante nel caso, frequentissimo, di parità di forza coppia. Quale che sia il fine ultimo di tale provvedimento, lo stesso non sembra marciare nella direzione “facilitiamo il lavoro degli organizzatori”……..
Infine, pur non costituendo novità in senso assoluto, un richiamo a quanto, tra le altre cose, stabilito all’art. 3 – Tesserati e tesseramento, dove è chiaramente sancito che, per partecipare ad eventi federali, gli atleti  DEVONO esibire la tessera federale. Può sembrare una banalità, ma così non è: la pratica della “conoscenza personale” è assai più diffusa di quanto non dovrebbe (salvo poi, nei giorni seguenti alla conclusione del torneo, dover impazzire per redigere un referto decoroso….).E se la tessera è rimasta a casa? Si applica l’art. 81 del Regolamento Organico F.I.T., il quale prevede che, in buona sostanza, l’atleta che non è in grado di esibire la propria tessera non agonista NON è ammesso a giocare; al contrario l’atleta agonista può disputare il torneo anche non potendo esibire la relativa tessera (ad eccezione dei Campionati Italiani), purchè consegni una dichiarazione scritta di possesso e versando una tassa a fondo perduto, di cui non viene precisato l’importo, da stabilirsi annualmente a cura del Consiglio Federale.
Consigli per gli acquisti:
1. portare sempre appresso, quando si vuol partecipare ad un torneo, la propria tessera federale;
2. inviare, nei termini stabiliti dal regolamento del torneo, una mail contenente nome, cognome, numero di tessera, categoria (e magari anche il Circolo di appartenenza).
Basta con le iscrizioni fatte “al volo”: telefonate, sms, pizzini, piccione viaggiatore etc etc……
In questo modo tutti saranno contenti: fatica risparmiata per gli organizzatori e spiacevoli discussioni evitate, cosa da non sottovalutare in quanto le temperature saranno già alte di per se…..


IL DUCA

NUOVO REGOLAMENTO 2011 - FULMINE A CIEL SERENO

Alzi la mano chi se lo aspettava. Mamma “Eppur si muove” FIT continua a sorprendere tutti e, nel clou della stagione outdoor (!!), consegna alla storia l’ennesimo capitolo della questione regolamentare, vera e propria “più croce che delizia” del mondo del BT.
Innanzitutto un rilievo sulla tempistica adottata per introdurre questo “nuovo” pacchetto: pur sommamente lacunose, e talvolta evidente frutto di beata ignoranza beachtennistica, le norme in vigore da inizio anno avevano comunque finito per far raggiungere al movimento un punto di (delicatissimo) equilibrio.
Dunque, sarebbe stato meglio finire come si era cominciato.
Le “Regole Provvisorie del Beach Tennis”, introdotte con la Circolare n. 7 – LUGLIO 2011 – altro non sono che la mera traduzione inglese/italiano delle regole ITF (Provisional Rules of  Beach Tennis 2011) e, a questo punto, risultano “in convivenza” con il “Regolamento del Beach Tennis” 2011”, ancora in vigore a tutti gli effetti, seppur modificato dalla Circolare stessa.
Se contiamo pure il comunicato del 18 marzo 2011 (“Organizzazione della fase a gironi per i tornei di beach tennis), che in parte rimane valido (vedi determinazione del numero di coppie che possono qualificarsi dai gironi) e l’obbligatorietà  del riferimento alle Carte Federali FIT (Regolamento Organico, Regolamento Tecnico Sportivo, Regole di Tennis etc.), ce n’è abbastanza per dipingere un quadro degno dell’avanguardia surrealista. Insomma, una situazione dove a regnare troviamo innanzitutto disorientamento e il ricorso sistematico alle più bizzarre interpretazioni: spiaggia che vai, torneo che trovi.
Ancora, purtroppo, notiamo che lassù ai piani alti il Beach Tennis continua ad essere considerato altro che una (piccola) costola del (Grande) Fratello Tennis e, in virtù di tale visione, pure le regole del Beach Tennis devono necessariamente essere un adattamento, un copia e incolla (oltretutto grossolano) delle esistenti norme tennistiche. Non c’è verso. Eppure, oggettivamente, anche l’uomo della strada può arrivare a capire che i due mondi difficilmente potrebbero essere più lontani e, dunque, l’uno (il Beach Tennis) non può essere un adattamento regolamentare dell’altro (il Tennis).
Occorre quindi uno sforzo ulteriore: l’auspicio è che, finalmente, possa trovare dimora e applicazione un tavolo “costituente”, formato da dirigenti federali, giocatori e tecnici. Credo che con un minimo di buona volontà e soprattutto di riconosciuta competenza, questo tavolo possa dare dei gran bei frutti, e confezionare una volta per tutte un vero Regolamento di Beach Tennis, che possa finalmente contenere regole chiare e soprattutto provenienti dall’esperienza maturata sul campo, anzi, sulla sabbia. E che, in alcuna circostanza, debba riferirsi alle Carte Federali del Tennis.
Andiamo a vedere nel dettaglio.
Alla Regola 1 – Il campo – vi è una bizzarria “dimensionale”: le linee del campo possono essere larghe da cm. 2,5 a cm. 5, ad eccezione delle linee di fondo che possono arrivare fino a cm. 10. Mai visto un campo da beach così potenzialmente stravagante, ed oltretutto non vi è cenno ad altri aspetti di primaria importanza, quali il colore del net (dovrebbero essere evitati colori poi contenuti anche nella pallina di gioco), nonché il suo dimensionamento: a tal proposito, vi assicuro che l’esperienza di gioco con net superiori a cm. 5 di altezza, non è affatto gradevole.
Meno male che in tempi recentissimi l’ITF ha messo una pezza sulla possibilità di avere l’altezza della rete fino a cm. 180…..(E io che domandavo sul perché, nel “fact sheet” dei tornei ITF, era richiesta l’altezza della rete….)
La Regola 9 – Battitore e ribattitore – è forse quella più controversa. L’ordine di posizionamento dei giocatori in campo (comma 2: “prima dell’inizio di ogni punto i ribattitori devono prendere posizione, seguiti dal battitore che esegue la battuta”) è decisamente inattuabile. E’ vero l’esatto contrario: il battitore sceglie la posizione da cui effettuare il servizio (seguito dal proprio compagno, che può posizionarsi in qualunque parte del campo, compreso una posizione da cui ne consegua un “disturbo” per la coppia avversaria,  la quale non può chiederne la rettifica) e successivamente (ed in conseguenza della posizione scelta dal battitore e dal suo compagno) i ribattitori assumeranno la propria posizione. La seconda parte del comma 2 (“I ribattitori non possono modificare sostanzialmente la loro posizione l’uno rispetto all’altro ed al battitore quando il battitore ha preso la sua posizione”) sembra andare nella direzione della regolamentazione del cosiddetto “muro” in battuta. Letta così, la norma continua a permettere l’effettuazione di tale “gesto tecnico”, però a condizione che l’aspirante “muratore” si posizioni in maniera tale da renderlo possibile senza che si debba “modificare sostanzialmente la propria posizione”. Vale a dire che il muro realizzato partendo da tot distanza dalla rete e finalizzato con un avanzamento frontale o in diagonale (realizzato durante il movimento di battuta) è fuorilegge.
Assai articolato pure il contenuto della Regola 19 – Fallo di piede -: quello che si avverte è che, fondamentalmente, la quasi totalità dei players commette, chi più e chi meno, fallo di piede; se non altro, viene evidenziato che il servizio si effettua partendo da fermi e che non è reato toccare la linea di fondo (con il piede anteriore) durante il movimento di battuta. Nella realtà andrebbe scoraggiata soprattutto l’abitudine di commettere il fallo di piede fin dal posizionamento per la battuta, mettendo il piede sotto o sopra la linea (con conseguente ed evidente trascinamento) fin dalla partenza del movimento di battuta stessa.
Positiva l’introduzione della Regola 29 – Gioco continuo -, ove viene determinata la modalità e la quantità delle pause che devono caratterizzare un incontro di beach: la stretta osservanza di quanto ivi contenuto è da considerarsi garanzia di corretto svolgimento della partita.
Nella stessa Circolare n. 7, vengono inoltre apportate modifiche al vigente Regolamento del Beach Tennis: significativa quella che va finalmente ad eliminare la stortura di quanto in parte introdotto mediante la Circolare del 18 marzo 2011. Viene infatti ridata dignità alla pratica dei gironi di qualificazione, e all’importanza di vincere il proprio per la successiva collocazione all’interno del tabellone finale: passo avanti (una tantum).
Dunque il cammino pare ancora lungo.
Le questioni su quel famoso tavolo sono innumerevoli: a braccio ricordiamo una chiara regolamentazione del muro, l’eliminazione della diversità di durata degli incontri tra attività agonistica o non agonistica (via subito i set a 4 giochi), ed altre vere e proprie emergenze tipo la necessità di formare senza indugio Giudici Arbitri di Beach Tennis (che abbiano conseguito un’abilitazione specifica e preferibilmente di specifica provenienza, e non perché semplicemente sono Giudici Arbitri di Tennis).
Alla prossima.
P.S.
L’ultima provocazione: sarei curioso di sapere, su 100 beachtennisti, quanti sono coloro ai quali non dispiacerebbe che venisse messa in discussione l’utilità morale/spettacolare del punto-net in battuta….

IL DUCA